Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno.
Introduzione
Il vangelo fa capire che incontrare Gesù Risorto non è stata un’esperienza qualsiasi. A continuazione tre piccoli punti:
- Conoscere Gesù significa sempre ri-conoscerlo.
È stato così anche per i primi discepoli, che lo hanno conosciuto veramente solo riconoscendolo nella luce della Pasqua. La fede si bassa su tutta la testimonianza, in definitiva vuole dire questo: in che modo essi hanno conosciuto Gesù, riconoscendolo nella luce della Pasqua, e in che modo questo ha cambiato la loro vita. L’interesse di Luca è mostrare l’origine di tutta la fede e di tutto il messaggio della risurrezione. Fa insistenza sulla corporeità del Risorto: Gesù non è un fantasma; lo si può toccare, egli mangia. In sintesi, offre due insegnamenti: 1) mostrare l’identità del Risorto; 2) Gesù è presente tra i discepoli.
- Risorto con i segni della passione.
Il secondo aspetto da sottolineare, Gesù «mostrò loro le mani e i piedi», dice l’evangelista raccontando l’apparizione. La reazione di paura e lo spavento dinanzi a fantasmi appartiene alla fantasia popolare, però, la risurrezione di Gesù, invece, è fonte di gioia e di pace che appartiene alla novità della fede. Ciò che Gesù afferma a parole, ora lo conferma con i fatti: fa vedere le sue mani e i suoi piedi.
- Il Risorto riconosciuto nella «condivisione».
Fin dall’inizio, le comunità cristiane hanno capito che un luogo centrale, o addirittura il luogo centrale del rapporto tra mistero pasquale e comunità cristiane nate dall’annuncio di Cristo, era la celebrazione dell’Eucaristia. Dunque, non si tratta di un semplice riconoscimento di un personaggio misterioso o sconosciuto che poi appare essere Gesù. Luca aggiunge il tema della commensalità. Ma si tratta di dimostrare la permanenza del Risorto. I discepoli, adesso, hanno una base solida per svolgere la loro futura funzione di apostoli-testimoni. Hanno dovuto fare un’esperienza particolarmente intensa e unica di contatto con il Risorto.
In conclusione
Due compiti:
- La conversione è frutto della predicazione e dell’ascolto; essa richiede l’intervento divino nel cuore di chi ascolta: come per i primi testimoni: Dio apre l’intelligenza. Questa conversione è messa in relazione con il perdono.
- In questi ultimi versetti del vangelo, il Signore porta a termine la sua missione terrena: rendere i discepoli idonei alla loro futura funzione e quindi apre la loro intelligenza. Li costituisce come testimoni e li prepara alla venuta dello Spirito.