Commentario al vangelo della Solennità di tutti i Santi (Mt 5,1-12).

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Dopo una predica i fedeli devono andare consolati e non con paura, per questo il vangelo della domenica sarà un’occasione bella per confortare loro con le beatitudini.[1]

Il discorso della montagna costituisce la magna charta del Regno. Per la logica del mondo e della pubblicità beato è il ricco, il potente, e l’onorato invece per Gesù “non”.

Matteo crea il clima adatto per trasmettere il messaggio spirituale delle beatitudini. Il brano è preceduto da due versetti di introduzione che preparano lo scenario del discorso programmatico. Infatti, il soggetto è Gesù. Alla vista della folla sale sul monte e inizia il suo insegnamento delle beatitudini. Il monte alluderebbe alla montagna dell’antica ribellazione, “il Sinai”. Si tratta di nove sentenze che cominciano con “beati”. Le frasi si strutturano in tre parti:

  1. La dichiarazione di felicità
  2. Descrizione del destinatario
  3. Indicazione della causa

A questo livello, vivere le beatitudini consiste nella relazione vitale con Dio che giustifica la proclamazione della felicità. È connessa alla persona è opera di Gesù. Dunque, l’invito non può ridursi ad un elenco di doveri o virtù cristiane perché le beatitudini hanno come fondamento l’azione gratuita e sovrana di Dio.

Perciò le beatitudini costituiscono i criteri per valutare in modo nuovo e paradossale le condizioni e le disposizioni spirituali dei credenti. Quindi le beatitudini evangeliche hanno il loro modello e la garanzia della loro realizzazione in Gesù, “il povero e umile di cuore”, rifiutato dagli uomini ma riabilitato e glorificato da Dio. Nel proprio stile di vita di Gesù abbiamo un modello.

In conclusione, il discorso sul monte è una catechesi battesimale, un breviario di vita cristiana: la regola di vita del Figlio. Non è una nova legge, ma è il cuore nuovo. Non sono esigenze ideologiche, sono soprattutto insegnamenti per diventare “fratelli”. Le beatitudini sono la carta d’identità del Figlio che divengono gioia interna. Non siamo soli, ma in buona compagnia: innanzi tutto con Gesù.


[1] FABRIS, R., Matteo (Roma 1982) 111-124; FAUSTI, S., Una comunità legge il vangelo di Matteo I (Bologna 1998) 60-64.

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