Commentario al vangelo della II Domenica di Quaresima (Mc 9,2-10)

Transfiguración de Jesús - Wikipedia, la enciclopedia libre
«Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!»

La sezione racconta l’intensa visione e ascolto dei discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, che percepiscono la trasfigurazione di Gesù. L’apparizione di Mosè ed Elia e la venuta della nuvola con la voce celeste. La reazione di spavento evidenzia ciò che è stato vissuto come un incontro con Dio. L’evento si chiude quando lasciano il posto e Gesù ordina loro di non raccontare a nessuno cosa è successo prima della risurrezione.

  • Insieme ad altre immagini di questa storia (alta montagna, nuvola, luce), probabilmente aiuterà i lettori a ricordare le manifestazioni di Dio sul Monte Sinai. Dopo, I tre eletti hanno il ruolo di testimoni che devono raccontare la loro esperienza dopo la risurrezione.
  • Marco presenta la completa trasfigurazione di Gesù, riferendosi così all’azione divina: “le sue vesti divennero splendenti” rimandano anche il lettore a un’altra realtà, quella celeste.
  • Inaspettatamente, Pedro si intromette nella conversazione con la proposta di creare tre tende. Ciò che Pietro propone, quindi, è quello di costruire un “punto d’incontro” per poter parlare in modo permanente con Mosè, Elia e Gesù. Ma il Risorto è presente tra il suo popolo. In effetti, i primi credenti in Cristo non cercano di costruire alcun luogo di culto, ma si riuniscono invece nelle loro case. La voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!»  è valida per i discepoli, compresi, ovviamente, i lettori.

Marco conclude l’esperienza sulla montagna con un comando di silenzio da parte di Gesù, limitato fino alla risurrezione. In questo modo, sta prescrivendo espressamente ai suoi lettori un significato post-pasquale della trasfigurazione di Gesù. Attraverso la risurrezione dai morti, i lettori evocano di nuovo il primo annuncio delle sofferenze di Gesù, con il quale Matteo sta chiarendo che la sofferenza e la morte appartengono a quel Messia, ma che la morte in nessun modo significa la fine.

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