“Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui.”
Il brano rimarca la necessità della fede in Gesù e dell’andare verso la luce. L’amore di Dio è tale che questo Dio vuole la vita e non la morte per tutti coloro che credono nel figlio unigenito. È proprio per questo, in realtà, che Dio lo ha dato (v. 16), non per la condanna del mondo, ma per la sua salvezza.
- Nicodèmo, un capo dei giudei (membro del sinedrio?), maestro di Israele, sembra avere una certa età, e parla come un rappresentante di un sapere religioso tradizionale È un uomo in ricerca e Gesù lo percepisce, fa parte dei giudei di Gerusalemme e dei “Molti” che hanno cominciato a credere in Gesù a causa dei segni che egli faceva. Viene di notte a trovare Gesù (in segreto, per paura, momento più adatto per un dialogo tra rabbi? La notte esprime forse anche il suo stato di ricerca, è nel buio su Gesù e vuole saperne di più).
- Però Gesù va avanti nella rivelazione di chi è e del suo destino, ma sembra un monologo/discorso (3,13-21), Nicodèmo non risponde, non chiede più niente, c’è un silenzio, un «suspense» rimane…sembra che non abbia capito, sia rimasto su un malinteso. Nella bocca di Gesù viene condiviso un sapere di quelli che lo seguono, una testimonianza di quelli che sanno e hanno visto, ma questa non viene ricevuta dai giudei, farisei, dai capi che Nicodemo ripresenta qui. C’è una tensione.
- Il suo cammino non si conclude qui, ci vorrà vedere altri episodi. Si potrà allora vedere lo scioglimento del percorso di questo capo di giudei, fariseo, venuto a Gesù di notte per saperne di più su di lui e il suo messaggio di salvezza.
In summa, fare ciò che è vero consiste l’opposto di fare il male e le opere fatte in Dio sono per definizione opere della luce, non delle tenebre. Questo incontro con Nicodèmo rivela la realtà di Dio che Gesù Cristo condivide con Dio e che il credente condivide, in un certo senso, con Cristo. Perché Dio infatti ha tanto amato il mondo.