La Passione del Signore (Mc 14,1 – 15,47) -ANNO B

Nutriamoci della Parola di Dio: Passione di nostro Signore Gesù Cristo
«Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».

Introduzione

Il testo ha qualcosa di proprio e specifico: è la sequela di Cristo nella sua Passione, è l’unione con Cristo «sofferente e crocifisso»; è il seguire Cristo nella sua Passione, partecipando attivamente – e non da semplice spettatore o turista. Infatti, la vita di Cristo trova il suo senso più profondo nel mistero pasquale della sua morte e della sua risurrezione. È, dunque, una nuova tappa del suo cammino spirituale che il discepolo deve affrontare. Ed è anche la tappa più dura, perché, superando le ribellioni della sua natura alla sofferenza, il discepolo deve entrare nel mistero della sofferenza e della morte di Gesù.

Approccio biblico

Il relato della passione del Signore (Mc 14,1 – 15,47) appartiene ai primi scritti tra i testi evangelici (nel senso cronologico), e soprattutto all’interno di Mc, considerato il vangelo più antico. Dunque, i brani concludono la vicenda umana di Gesù. La narrazione può essere suddivisa in due parti; a) gli ultimi momenti con i suoi discepoli; b) il processo con la condanna e l’esecuzione capitale.  Nel tempo, il racconto è situato prima della Pasqua e degli azzimi. E Presenta gli oppositori nelle persone dei capi dei sacerdoti e degli scribi.

Approccio teologico

La prima professione di fede in Gesù Figlio di Dio; è pronunciata da un pagano subito dopo la sua morte, preceduta dal grido: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», “il centurione si trovava di fronte a lui”. Dunque, è solo nel suo morire da “crocifisso” e addirittura da “abbandonato” che Gesù rivela la sua identità e può essere riconosciuto e seguito nella fede. Questo evento tocca il cuore di quell’uomo. Quanta morte sicuramente ha presenziato? ma questa morte è molto diversa per lui affermare ciò che ha detto. Riconoscerlo Dio come ha saputo fare un pagano è tutta l’avventura della fede: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio”. Egli lo riconosce non nel momento della gloria, del successo, ma nello scandalo di una morte infamante. L’ufficiale romano diventa il rappresentante dei credenti.

Approccio Spirituale

Come devo meditare la Passione di Gesù? alcune indicazioni. Come d’abitudine quando si contemplano i misteri della vita di Gesù, devo «vedere» le persone, «ascoltare» quello che dicono e «osservare» quello che fanno, cercando di «ricavarne qualche frutto», sono indicati tre punti sui quali devo fermare la mia attenzione.

Prima considerazione, anzitutto, devo «considerare quello che Cristo soffre o vuole soffrire nella sua umanità». Devo, cioè, riflettere che la Passione di Cristo si compie nella sua «umanità», nel suo corpo e nella sua anima di uomo. Così meditando la Passione di Gesù, mi accosterò alla sua umanità con fede profonda e con grande amore. Dovrà cioè toccare e impegnare la mia sensibilità, il mio affetto, in una parola, la mia «umanità» nella sua integralità, non solo dunque il mio spirito, la mia intelligenza, la mia volontà, la mia affettività, il mio cuore. La mia «pietà», perciò, non sarà mai puramente «spirituale», cioè intellettuale e volontaristica, ma sarà anche sensibile e affettiva, sarà anche «cordiale».

La seconda considerazione che devo fare quando medito la Passione del Signore è contemplare la kenosis di Gesù, cioè lo «svuotamento» della sua gloria e della sua potenza di Figlio di Dio (diverso di un superstar o supereroe), tocca il vertice: Gesù non solo è «spogliato» della sua gloria divina, ma è ferito nella sua dignità umana; lo arrestano, lo giudicano, lo condannano, lo maltrattano, infine lo appendono ad una croce!

La terza considerazione che devo fare nel meditare la Passione è che Gesù «soffre tutto questo per me». Cioè, la Passione mi fa comprendere, la grandezza dell’amore di Gesù per me. Meditando, perciò, la Passione di Gesù, ad ogni episodio di essa e, soprattutto, dinnanzi alla sua morte sulla croce, io dovrò dire: «Tutto questo Gesù l’ha sofferto – l’ha voluto soffrire – per la mia salvezza». Fino a questo punto egli mi ha amato! Davvero mi ha amato «sino alla fine», sino al limite estremo a cui può giungere l’amore. Gesù «mi ha amato e si è consegnato alla morte per me»! (Gal 2,20). A questo amore di Cristo, che «per me» lo ha portato alla sofferenza e alla morte, come io devo rispondere? Che cosa devo fare e offrire per Gesù Cristo?

In conclusione: Seguendo questi pasi è possibile trasmettere al popolo dicendo: “Quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della Parola della vita; rendiamo testimonianza, e vi annunziamo” (1Giovanni 1,1-3).

Grazie a tutti per la pazienza!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

it_ITItalian